Rapporto Randtsad: nel 2050 sono previsti in Italia 6 milioni di potenziali lavoratori in meno

Per ragioni demografiche, in Italia la popolazione in età lavorativa sta subendo un costante declino e di questo passo si stima scenderà quasi di 6 milioni da oggi al 2050. Mentre cala la platea di potenziali lavoratori a causa dell’invecchiamento e della crisi della natalità, le imprese richiedono profili con competenze difficili da reperire e aumenta il tasso di posti di lavoro vacanti. La cosiddetta “talent scarcity” oggi rappresenta una vera e propria emergenza da affrontare per la nostra economia, spiega “Understanding Talent Scarcity”, il rapporto con cui Randstad ha analizzato la situazione economica in 15 nazioni industrializzate (oltre all’Italia, Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, India, Olanda, Polonia, Spagna, UK e Usa) evidenziando i 10 trend in atto per comprendere e contrastare questo fenomeno globale.

Una scarsità di talenti, spiega Randstad, è ormai una sfida da affrontare per tutti i paesi analizzati, come conseguenza degli effetti demografici (la percentuale della popolazione mondiale over 60 quasi raddoppierà dal 2015 al 2050, dal 12% al 22%) e di diversi altri fattori, tra cui un rallentamento delle migrazioni che negli ultimi tre anni ha limitato il movimento di risorse qualificate e reso il mercato del lavoro globale meno efficiente.

“Oggi la talent scarcity è già una realtà nel nostro mercato del lavoro, ma le prospettive indicano un potenziale peggioramento che nei prossimi anni potrebbe mettere a dura prova la capacità di fornire un numero sufficiente di lavoratori per soddisfare le richieste delle imprese – spiega Marco Ceresa (nella foto), Group CEO di Randstad. Stiamo assistendo a un ulteriore invecchiamento della forza lavoro, un aumento dei pensionamenti e un declino di alcune attività: una situazione che richiede investimenti in formazione, efficienza, politiche industriali, ma anche mobilità di candidati, anche dall’estero, per coprire i posti di lavoro vacanti”. 

Per contrastare la talent scarcity – spiega l’indagine Randstad – è necessario incoraggiare lavoratori anziani a rimanere attivi, gestire politiche migratorie per attrarre talenti qualificati, aumentare l’adozione della tecnologia per incrementare produttività e efficienza, sfruttare le opportunità degli “hub globali dei talenti”, cioè quelle aree anche lontane che forniscono risorse qualificate operanti da remoto. “In questo scenario, la nostra ambizione è diventare un vero e proprio ‘partner per il talento’ – prosegue Ceresa -, progettando soluzioni innovative per contrastare la scarsità di risorse umane, partendo dalla conoscenza profonda delle esigenze dei candidati e delle organizzazioni”.


I 10 trend in atto nella talent scarcity globale

  1. Invecchiamento della forza lavoro.Mentre i baby boomer vanno in pensione e i tassi di fertilità continuano a scendere, nel prossimo decennio nella maggior parte dei paesi industrializzati lasceranno il mercato del lavoro più persone di quante ne entreranno, con un conseguente deficit di talenti. Questa tendenza è stata una costante in Italia dall’inizio degli anni 2000 ed è una delle cause della stagnazione della crescita economica.
  2. Diminuzione della popolazione in età lavorativa. La popolazione in età lavorativa è in costante diminuzione rispetto a dieci anni fa. Questa tendenza è particolarmente preoccupante in Germania e Francia, ma anche in Italia appare in deciso ribasso.
  3. Calo del tasso di attività. La disponibilità di talenti sul mercato non dipende solo dalla presenza di popolazione in età lavorativa ma anche dalla disponibilità delle persone a lavorare, misurata dai tassi di attività. Nella maggior parte dei mercati maturi, i tassi di attività sono in calo dal 2010 a causa dell’abbandono della forza lavoro. In Italia le previsioni indicano una sostanziale stabilità.
  4. Bassa disoccupazione (tranne in Italia). Nonostante il recente rallentamento di assunzioni, i tassi di disoccupazione nel mondo sono rimasti generalmente sotto controllo, ai livelli più bassi degli ultimi 20 anni per molti paesi OCSE. L’Italia, insieme alla Spagna, rappresenta un’eccezione, perché nel nostro paese i livelli di disoccupazione superiori alla media sono la norma.
  5. Aumento del tasso di posti di vacanti. Nell’ultimo decennio, con un’accelerazione nel post-pandemia, il mercato del lavoro ha registrato aumenti quasi universali nei tassi di posti vacanti. La domanda di competenze tecniche ed emergenti (come i ruoli per la gestione dell’AI) supera l’offerta di questi profili con evidente difficoltà nel reclutamento.
  6. Sempre più posti vacantiper tecnici, industria, food e ospitalità. In Italia, i tre settori che probabilmente risentiranno di più dell’invecchiamento della popolazione sono le attività professionali, scientifiche e tecniche, l’industria e l’accomodation & food, quelli con il più alto incremento occupazionale negli ultimi 10 anni. Uno scenario, quello settoriale, che è diverso da paese a paese, se si pensa che negli Stati Uniti, i maggiori aumenti di richieste si sono registrati nei servizi alle imprese, nella sanità e nell’ICT.
  7. Crescita dei posti di lavoro altamente qualificati. Negli ultimi dieci anni nei paesi indagati sono stati creati 66 milioni di posti di lavoro, la gran parte di questi, 55,7 milioni, riguarda ruoli ricoperti da lavoratori con un’istruzione avanzata. Ciò è dovuto alla digitalizzazione e ai progressi tecnologici che richiedono profili con competenze specializzate.
  8. La fuoriuscita dei lavoratori più anziani. L’Italia ha la percentuale più bassa di lavoratori anziani occupati (55%), quasi 10 punti in meno di Germania (73,3%) o Paesi Bassi (73,2%). Mentre la forza lavoro continua a invecchiare, il mantenimento dell’attività dei lavoratori più anziani è fondamentale per mitigare il peggioramento della scarsità strutturale di talenti.
  9. La migrazione di risorse qualificate.In 10 anni la popolazione lavorativa italiana nata all’estero è cresciuta di oltre il 20%. Eppure, non è uno dei tassi di crescita più alti: in Olanda raggiunge il +40%, in Canada supera il +30%: esempi di paesi che hanno dato priorità all’immigrazione come rimedio alla scarsità di talenti, Anche il lavoro remoto e ibrido saranno cruciali nel mitigare la scarsità, ingaggiando localizzate ovunque nel mondo significa creare degli hub di talento globale di alcuni territori.
  10. L’opportunità e il rischio dell’Intelligenza Artificiale. L’automazione e le tecnologie più innovative, in particolare l’AI, stanno avendo un impatto sul mercato del lavoro, ma questo non viene avvertito allo stesso modo in tutti i paesi e settori. In Italia, oggi circa il 14% dei posti di lavoro attuali è ad alto rischio di automazione (OCSE), mentre circa il 32% subirà cambiamenti significativi, sia nelle funzioni svolte che nelle competenze richieste. Tra le occupazioni più esposte non figurano solo quelle di carattere scientifico e tecnologico, ma anche occupazioni manageriali, economiche e giuridiche.

Il report completo è consultabile al seguente link.

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