Fondazione Lavazza rinnova il suo impegno al fianco delle comunita’ produttrici per un futuro prospero del caffè

Il futuro del caffè si decide oggi. Crisi climatica, vulnerabilità dei produttori e perdita di aree coltivabili sono i principali fattori che, secondo la Teoria del cambiamento di Fondazione Lavazza, minacciano le condizioni di vita delle comunità produttrici e la disponibilità di caffè di qualità.  In questo scenario complesso, in occasione dell’evento di chiusura delle celebrazioni per il suo ventesimo anniversario, la Fondazione riafferma il proprio impegno per un futuro prospero della filiera del caffè e dei suoi protagonisti: i produttori e le produttrici.

Siamo consapevoli delle sfide che il settore del caffè si trova ad affrontare. La Fondazione guarda ai prossimi 20 anni con un obiettivo ambizioso, ossia rendere i coltivatori e le coltivatrici, e in particolare le nuove generazioni e le donne, degli imprenditori e delle imprenditrici in grado di essere competitivi sul mercato globale del caffè e di rispondere con efficacia alle nuove sfide, contribuendo alla crescita del sistema paese in cui vivono.ha affermato Giuseppe Lavazza, Presidente del Gruppo Lavazza e Consigliere della Fondazione, nel corso dell’evento The Coffeeprint of Tomorrow che si è tenuto oggi il 30 settembre 2024 presso la Centrale, Nuvola Lavazza di Torino per chiudere  le celebrazioni del ventesimo anniversario della Fondazione parlando delle sfide future della filiera con i protagonisti dei progetti più recenti e ospiti come Rigoberta Menchú (nella foto) – Premio Nobel per la pace 1992 grazie al suo impegno per i diritti delle popolazioni indigene – e Steve McCurry, fotografo tra i più celebri al mondo.

Gli obiettivi prioritari di Fondazione per il futuro saranno supportare le comunità produttrici attraverso progetti di formazione che le aiutino ad adattare le piantagioni all’impatto del cambiamento climatico, a rispondere alla crescente richiesta di prodotto di qualità e fornire un’ampia gamma di varietà di caffè, favorendo la biodiversità e combattendo la deforestazione. Queste azioni, unite al lavoro svolto finora, ci permetteranno di contribuire a un futuro più equo e sostenibile per l’intera filiera del caffè, garantendo al contempo la disponibilità di un prodotto di qualità per le generazioni future. Un ruolo di guida strategica e di apripista che nei prossimi anni vogliamo coinvolga sempre più profondamente tutti i nostri brand e le nostre consociate, in ogni geografia in cui siamo presenti come Gruppo”, ha concluso Giuseppe Lavazza.


Una sfida tutt’altro che banale. La filiera del caffè, infatti, è una delle più articolate e frammentate al mondo: il 95% della produzione mondiale proviene da 25 milioni di piccoli produttori, circa 12,5 milioni di aziende agricole a conduzione familiare su terreni di grandezza inferiore ai 5 ettari, dislocate in più di 40 Paesi produttori all’interno della cosiddetta coffee belt, la cintura del caffè compresa tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno (fonte dati: The Coffee Guide, Fourth Edition).

Fondazione Lavazza – vent’anni di impegno sul campo

Dal 2004, data di istituzione della Fondazione da parte del Gruppo Lavazza, ha sostenuto oltre 50 progetti, e attualmente ne sta supportando e finanziando 30 in 17 paesi lungo 3 continenti, a beneficio di oltre 94.000 persone. Un viaggio raccontato nel libro “I chicchi che hanno fatto la storia” che celebra l’anniversario della Fondazione Lavazza attraverso gli scatti realizzati nel corso degli anni dal fotografo Steve McCurry, accompagnati dai testi del giornalista Mario Calabresi.

A partire dal 2019, anno di firma del Memorandum of Understanding tra i partner, la Fondazione Lavazza partecipa al progetto promosso dallo United Nations Development Programme (UNDP) insieme alle istituzioni ecuadoriane, quali i Ministeri dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica (MAAE) e dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAG).

In 3 anni, l’iniziativa ha portato l’Ecuador a realizzare la suaprima produzione di caffè di alta qualità certificata “deforestation-free”, proveniente da piantagioni presenti in 23 province confinanti con la foresta amazzonica. Il Governo dell’Ecuador insieme a UNDP, infatti, hanno realizzato il primo protocollo di certificazione nazionale dedicato al monitoraggio delle aree forestali nella produzione di caffè, un protocollo che è oggi considerato tra le best practice a livello globale, posizionando l’Ecuador come paese pioniere nelle pratiche agricole sostenibili. La certificazione “Caffè senza deforestazione” garantisce ai consumatori che nessun terreno forestale è stato dissodato o degradato per la coltivazione del caffè. Il certificato viene ottenuto a seguito di un rigoroso monitoraggio e dell’applicazione di immagini satellitari e di una verifica da parte di terzi che confermano l’aderenza della produzione di caffè a rigorosi standard ambientali.

A supporto dell’empowerment femminile, invece, va il progetto “Coffe to be reborn”, sviluppato con l’Associazione Civile Verdad y Vida, che ha consentito a 180 donne della comunità indigena di etnia Maya Poq’omchi del Guatemala – dopo 36 anni di guerra civile e pulizia etnica che hanno decimato la popolazione e impoverito l’area – di divenire autonome, prima come produttrici poi anche come imprenditrici, attraverso programmi di formazione agricola e imprenditoriale.

Un’altra sfida importante raccontata durante la giornata è quella che riguarda il coinvolgimento delle giovani generazioni nella filiera del caffè, sia per contrastare l’abbandono delle campagne in atto nei Paesi produttori sia per sostenere la professionalità dell’intera catena del valore, raggiungendo anche l’ambito delle caffetterie. In Uganda il progetto Ujana Coffee Project, avviato da Fondazione Lavazza insieme alla ONG Sawa World, coinvolge i giovani e le giovani ugandesi che abitano sia nelle aree di produzione del caffè che in zone urbane in contesti vulnerabili consentendo loro di sviluppare delle microimprese intorno al mondo del caffè, o anche di artigianato locale, diversificando e aumentando il loro reddito. Inoltre, la Fondazione se da un lato continua a sviluppare programmi di formazione sul campo sulle buone pratiche agricole, dall’altro, in sinergia con il Gruppo, sta diffondendo sempre di più il progetto internazionale A Cup of Learning, un programma di formazione dedicato alle persone giovani, che permette di diventare professionisti del caffè a tutto tondo. Il programma include un percorso dedicato al caffè verde e le varie tecniche di lavorazione, oltre a fornire gli strumenti migliori per diventare baristi, con l’obiettivo di creare concrete opportunità professionali: nato nel 2017, il programma è oggi presente in 19 Paesi.

Nel corso dell’evento, infine, è stato ripercorso il progetto “Il caffè come megafono di pace” che ha consentito agli agricoltori del dipartimento rurale di Meta, in Colombia, di riconvertire in piantagioni di caffè le coltivazioni illegali di cocaina, sorte durante la guerra civile.  La narrazione è stata arricchita dal lancio dell’omonimo podcast, realizzato da Chora Media, sulle sfide e le opportunità della filiera caffeicola colombiana.

Photo credits: Fondazione Lavazza.

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